Carissimi Genitori
la grave crisi dovuta alla pandemia ha lasciato delle tracce indelebili nella vita degli adolescenti di oggi. A questo si aggiunge un grande senso si instabilità dovuto alla crisi in atto in Europa causata dalla guerra in Ucraina.
Tante agenzie educative oggi si occupano, o dovrebbero occuparsi, dei ragazzi, ma manca ancora qualcosa…
La scuola può non bastare: sviluppa una sottile, ma evidente, competizione.
Anche l’attività sportiva può risultare insufficiente: l’individuo scompare, valorizzato spesso solo in quanto elemento del gruppo che deve essere vincente e competitivo.
La parrocchia non sempre risponde alle attese dei ragazzi: troppo “spirituale” e orienta ad una fede.
Le “relazioni” nel web mostrano un “dover essere” spesso irraggiungibile e stressante per i ragazzi, che non hanno ancora acquisito un adeguato senso critico.
Perfino la famiglia, specie in questa età, può rivelarsi insufficiente.
Gli adulti hanno il compito di ASCOLTARE, uscendo dagli schemi precostituiti, aiutando i ragazzi a costruire la trama dei loro rapporti.
Un “luogo” di “espressione totale” per dire e cercare senza schemi.
L’idea nasce dal desiderio di offrire ai ragazzi dai 14 ai 21 anni un “luogo” di “espressione totale” dove stare insieme, senza lo stress delle pretese altrui.
Un “luogo”, quindi, dinamico, dove un ragazzo può entrare ed uscire con libertà, sapendo di essere sempre “atteso”, ma senza il “dovere” della continuità, solo perché vuole “esprimersi”.
Esprimersi in vari modi: con la parola (raccontare se stesso), con lo scritto (un diario, una poesia), la musica (producendo suoni e canzoni), la danza (armonia di movimento) o le immagini (di carta o digitali; foto o video) o anche attraverso la creazione di un capo di abbigliamento che trasformi il proprio corpo.
Tutte queste condivisioni potranno dare sviluppo ad una sequenza di parole, gesti, musica, immagini, video, in base all’affinità del “sentire” e dell’espressione utilizzata.
Se nel primo anno l’obiettivo principale è stato quello di realizzare un embrionale tentativo di espressione attraverso la preparazione del cortometraggio, quest’anno, cercando di affinare le proprie potenzialità, il gruppo cercherà altre forme di comunicazione.
Attraverso l’esperienza dell’intervista e dell’esplorazione attenta della vita sulla “strada”, il gruppo uscirà per aprirsi all’esterno.
Con una scadenza settimanale, i ragazzi attraverso le varie modalità di “espressione” (immagini, video, musica, canto, danza, testi), racconteranno la vita che si svolge sulle strade della nostra città, quella che tutti frequentiamo ogni giorno.
Alla fine, se sarà possibile, si cercherà di realizzare una serata (prevista per il 1° aprile 2023) che metta insieme tutte le “espressioni” consegnate al gruppo e proposta a chiunque le voglia accogliere.
Il numero degli incontri previsti “in presenza”, è di circa 20 e della durata di circa un’ora con un calendario il più possibile “bilanciato” con quello scolastico.
Tutta la città ne parla
Come stanno i giovani?
Siamo una società troppo performativa e performante, dice Giuseppe da Rieti, e questo incide molto, troppo, sulla crescita dei nostri ragazzi e sul loro equilibrio. Qualcosa che si è saldato e diffuso con le conseguenze innescate dal covid provocando un aumento del disagio tra i più giovani. Come ripensare un modello di società che faccia rete nei casi di emarginazione, depressione, scoraggiamento? Quali i luoghi, gli agenti, le opportunità di ascolto e sostegno? Ospiti di Pietro Del Soldà: Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, è presidente della fondazione Minotauro di Milano, insegna presso il dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano; Maura Gancitano, scrittrice, filosofa e fondatrice insieme ad Andrea Colamedici del progetto Tlon; Beatrice Sciarrillo, studentessa; Marco Lodoli, scrittore e insegnate; Filippo Sensi, giornalista e già deputato, promotore del Bonus Psicologo, fondatore del blog Nomfup.
Tutta la città ne parla
L'abuso di psicofarmaci tra i giovani
Pillole per divertirsi, pillole per dimagrire, pillole per studiare, pillole per dormire: i ragazzi usano sempre più psicofarmaci, e quell’aumento del 20% dei consumi che era iniziato durante il covid sembra diventato stabile. Spesso le trovano in casa, perché anche i genitori ne abusano, ma sui ragazzi e senza controllo possono avere conseguenze importanti. Tante e diverse le ragioni: dalla mancanza di autostima alla ricerca della prestazione migliore, fino al classico sballo. Quali sono le radici di questo fenomeno e quali le strade per arginarlo? Ospiti di Pietro Del Soldà Matteo Balestrieri, vicepresidente ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente della Sinpf Società di Neuropsicofarmacologia in congresso da oggi a Milano e Venezia, Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna Educazione Sanitaria e Prevenzione. Tra i suoi libri “Mentre la tempesta colpiva forte” (De Agostini, 2020) e con Barbara Tamborini “La bussola delle emozioni” (Mondadori, 2019), Maura Gancitano, scrittrice, filosofa e cofondatrice del progetto Tlon, con Andrea Colamedici ha scritto “La società della performance” (Tlon edizioni), Sabina Molinaro, dirigente di ricerca dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR e coordinatrice di ESPAD (European School Survey on Alcohol and other Drugs), il più grande progetto di ricerca transazionale sul consumo di sostanze della popolazione adolescente, Massimo Barra, fondatore nel 1976 di Villa Maraini, Agenzia Nazionale di Croce Rossa Italiana per le dipendenze patologiche, struttura a cui si rivolgono circa 60 persone al giorno. Nel primo giorno di lockdown e durante tutto il periodo il numero è stato di circa 150/200.
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Vicenza, 15/11/2022